Emilio Vedova. De America
18 giugno - 27 novembre 2017
Il ciclo di Emilio Vedova De America, presentato nel Magazzino del Sale - dove sarà movimentato dalla macchina robotica progettata da Renzo Piano - consiste in 14 dipinti su tela ed è stato realizzato dall'artista tra il 1976 e il 1977. Sono opere tutte in bianco e nero, di grande formato, che dopo decenni di dialogo con personalità della cultura statunitense, viaggi e di rapporti con le università, da Washington a Philadelphia, riflettono il legame espressivo dell'artista con l'arte americana. Dagli anni quaranta Vedova è infatti in costante relazione con il linguaggio degli artisti promossi da Peggy Guggenheim a Venezia, da Jackson Pollock a Franz Kline, affiancandosi alle loro ricerche. Attraverso le Biennali di Venezia, che richiamano collezionisti e direttori di musei d'oltreoceano, il suo contributo viene riconosciuto, tanto da ricevere nel 1960 il Gran Premio per la Pittura, da parte di una commissione internazionale, presieduta dallo storico mondiale Herbert Read. Dopo le diverse personali alla Galleria di Catherine Viviano, a New York, nel 1956 gli viene conferito il Solomon R. Guggenheim Foundation Award for Italy, con la conseguente acquisizione di un'opera da parte del Museum of Modern Art. Negli anni Sessanta è presente nel Nord America con l'imponente installazione Percorso/Plurimo/Luce nel padiglione italiano dell’Expo '67 di Montreal e dialoga con le nuove generazioni nei campus, come Berkeley, oppure entra in rapporto e scambio, a New York, con poeti ed intellettuali da Allen Ginsberg a Dore Ashton. Così, negli anni Settanta, dopo aver conquistato un ruolo fondante nella storia della modernità, Vedova con la stesura di De Americasembra rivolgere il suo omaggio alle esperienze statunitensi e all'arte d’oltreoceano, cercando una connessione con la storia dell'arte italiana, di cui è stato protagonista. I dipinti riflettono infatti un'affinità tra linguaggio del passato, la connessione con l'intensità dinamica e energetica del futurismo, e l'affinità contemporanea con le gestualità segnica, di matrice orientale, affermatasi con l'action painting e l'espressionismo astratto. La connessione tra queste due attitudini è resa evidente dalla velocità con cui l'azione dell'artista s’incarna nella tela. È una proiezione di coordinate e di strutture, libere e fluide, che costituisce una visione dove la città della storia, Venezia, si innesta nella città del futuro, New York. Le grandi tele sono un carmen alla dimensione del transito tra polarità che contemporaneamente si attraggono e si respingono, così da garantire una circolazione tra energie alternative. Vedova fa così coesistere l’esperienza soggettiva del suo fare con il corpo linguistico di una visione oltreoceano. Si considera come un traghettare da una sponda all’altra delle acque che bagnano la storia e l’attualità. Acquisisce e fa sua l’aggressività informativa, degli spazi segni provenienti dal mondo nuovo ma la media attraverso la trasparenza luminosa lagunare.