Frammenti EXPO '67. Emilio Vedova
6 maggio - 18 ottobre 2015
Percorso/Plurimo/Luce
In occasione dell’Expo di Montréal ’67, Emilio Vedova fu invitato dal Ministero degli Esteri a qualificare lo spazio architettonico che raccordava, all’interno, i tre corpi del Padiglione italiano: uno spazio asimmetrico di 51x24m con altezze variabili tra 8 e 16m.
Alla sollecitazione l’artista rispose ideando il Percorso/Plurimo/Luce, una struttura a vela su cui quattordici proiettori, realizzati ad hoc dalla Siemens/ Bauer e programmati elettronicamente, proiettavano 112 lastrine di vetro in sequenza di movimenti asincroni. In parallelo si sentiva la musica elettronica realizzata da Marino Zuccheri dello Studio Fonologia RAI di Milano. L’installazione fu il risultato della collaborazione con la ricerca industriale e universitaria italiane. Sintetizzò la sperimentazione elaborata dall’artista nel corso di un anno tra la Fornace Venini a Murano – dove, insieme ai maestri vetrai, ideò un brevetto per la lavorazione delle lastrine – e lo studio nella grande ex Abbazia di San Gregorio a Venezia, ottenuta in prestito dalla città e luogo ideale per simulare in scala gli spazi enormi del Padiglione a Montréal.
In mostra
"Frammenti Expo ’67: Emilio Vedova", a cura di Germano Celant con Fabrizio Gazzarri, propone al pubblico nel Magazzino del Sale una rivisitazione della modalità di proiezione brevettata per l’Expo.
Nella ricostruzione viene utilizzata la “forma rotante” originale. Fu costruita ad hocin alluminio laminato e montata al centro dello spazio, tra gli schermi e i proiettori del Percorso/Plurimo/Luce come elemento che veniva riflesso e contemporaneamente riverberava sugli schermi e sul pubblico. Quest’ultimo camminava dentro all’installazione e tra le proiezioni entrando a far parte dell’opera di Emilio Vedova. La mostra include una vasta documentazione con progetti, disegni e fotografie dell’epoca.
Nei Magazzini del Sale, al di là del Percorso/Plurimo/Luce, verrà riattivata la macchina ideata da Renzo Piano le cui navette porteranno al pubblico, insieme ad alcune tele degli anni ottanta, per la prima volta a Venezia, diversi quadri dal ciclo De America, del 1976, tutte pitture in bianco e nero, di straordinario rigore pittorico e forte impatto visivo. Rimandano alle esperienze dell’artista negli Stati Uniti, maturate in diverse occasioni a partire dagli anni cinquanta. In questo modo, saranno presentati due diversi aspetti della ricerca di Emilio Vedova: il lavoro sullo spazio e la luce del progetto per Expo e l’indagine sulla materia e la gestualità pittoriche.