Vedova e l'avanguardia musicale
Questo progetto intende sottolineare i rapporti di Emilio Vedova con alcuni protagonisti dell’avanguardia musicale sotto il profilo delle consonanze culturali e affettive. Vi figurano otto autori contemporanei: Nono, Maderna, Stockhausen, Feldman, Kurtág, Lachenmann, Rihm, Ambrosini; cinque protagonisti del Novecento storico: Schönberg, Berg, Webern, Bartók, Varèse e un brano di Beethoven. L’interesse di Vedova per la Nuova Musica nasce ai tempi di Intolleranza di Luigi Nono, l’opera teatrale per la quale ideò una serie di diapositive che rivelavano
una tagliente affinità con la musica. L’Omaggio a Emilio Vedova per nastro magnetico del 1960, al quale ha risposto subito il pittore con l’Omaggio a Luigi Nono, segna l’inizio di un dialogo che sarebbe durato fino alla morte del compositore.
I due artisti tardarono a frequentarsi. Eppure si notano profonde analogie, soprattutto nella prima maturità, sotto il profilo dell’impegno ideologico e per le forti tensioni ideative: il ciclo della Protesta di Vedova è del 1953 e La victoire de Guernica di Nono del 1954: non c’è solo una affinità politica ma anche una singolare vicinanza artistica. Poi il musicista, nell’ultimo decennio, avrebbe abbandonato la terrestre aggressività, alla ricerca della interiorità del suono, come si nota in Fragmente-Stille,
il quartetto per archi del 1980, irrazionale, metafisico, con echi quasi vocali,
e in “Hay que caminar” soñando per due violini, l’ultima toccante composizione. Helmut Lachenmann, il più speculativo esponente del mondo musicale europeo,
ha frequentato Vedova tra il 1958 e il 1961, quand’era allievo di Nono.
La sua concezione è materica, ma anche molto interessata alla forma (particolarmente evidente nel terzo quartetto Grido del 2002) secondo la tradizione
classica con qualche contatto con la “geometria nera” del primo Vedova. La cosiddetta “musica concreta strumentale”, con la inclusione di rumori apparentemente extramusicali, sembra rivelare qualche affinità con gli oggetti
extra pittorici di alcune creazioni dell’ultimo Vedova. Inoltre c’è una ricerca
sulla corporeità delle immagini che accomuna i due artisti. Una stima profonda legava il pittore al poetico compositore ungherese György Kurtág anche per le radici mitteleuropee. I Kafka-Fragmente per voce e violino del 1987 sono una crestomazia di testi dello scrittore ceco, quaranta frammenti liederistici struggenti, demoniaci,
ironici, funerari. La musica evoca i fantasmi del passato, nella rivelazione
del cosmo kafkiano, tra speranza illusoria e l’ombra della negatività.
Wolfgang Rihm, uno dei compositori tedeschi più intensamente soggettivi e originali, è particolarmente vicino alle idee di Vedova, come ai tempi del primo Nono,
che l’ha fatto conoscere all’amico pittore. Il suo tumultuoso mondo poetico è prossimo alla pittura arroventata e drammatica dell’artista lagunare. Gli ha dedicato
il suo ultimo quartetto, Geste zu Vedova, una prima mondiale scritta per questa occasione, a conferma di una vicinanza artistica e morale. Probabilmente Rihm
è oggi il musicista che condivide maggiormente la poetica passionale di Vedova.
Il compositore americano Morton Feldman è presente con Projection 1 per violoncello solo, un fulmineo, geniale frammento del 1950, che testimonia l’estremismo aleatorio: questo autore è presente perché legato ai pittori dell’espressionismo astratto
che avevano interessato Vedova. Bruno Maderna figura con Widmung per violino solo, un ardito pezzo del 1967, che dimostra come fosse con Nono la figura centrale della “Scuola Veneziana”. Maderna ha frequentato il pittore soprattutto durante
la direzione a Venezia di Intolleranza '60. Come compositore, interessato ad un elegismo lirico, era lontano dalla forte espressività di Vedova; e tuttavia nelle frequenti zone aleatorie delle sue opere si nota un affine gesto informale. Di Stockhausen si ascolta
un celebre brano elettronico del 1956, il Gesang der Jünglinge, composto nel periodo della fraternità compositiva e personale con Nono, poi interrotta. La concezione demiurgica del suono e le rivoluzionarie forme mobili e spaziali del compositore tedesco, indicano qualche assonanza con la mobilità magmatica dei Plurimi
di Vedova. In particolare credo che il lirismo sperimentale di quest’ opera lo avrebbe affascinato: Vedova non era soltanto l’autore di macchine tintorettiane.
Claudio Ambrosini presenta un nuovo Quartetto; ebbe modo di frequentare
fin da ragazzo Vedova. Il radicalismo, per così dire vivaldiano, di Ambrosin
fa pensare alle settecentesche nostalgie lagunari degli esordi del pittore.
Naturalmente non potevano mancare i maestri dell’espressionismo viennese, Schönberg, Berg, Webern, come Bartók e Varèse. Infine l’ultimo Beethoven,
che prefigura le utopie della modernità.
Concludo questa nota ricordando il contributo di Massimo Cacciari alla svolta esoterica del cosiddetto “terzo stile” di Nono e al dialogo tra il musicista e il pittore.
È stato un incontro di tre intellettuali. Si pensi a Guai ai gelidi mostri di Nono e Cacciari, ispirati ai Carnevali di Vedova, o al Prometeo rappresentato a San Lorenzo nel 1984 con la direzione di Claudio Abbado.
Partecipano interpreti di fama internazionale: il Quartetto Minguet, il Quartetto Diotima, il soprano Monica Bacelli, il soprano Anu Komsi con il violinista Andras Keller e Marco Rogliano con Carlo Lazari. Inoltre l’emergente Quartetto Noûs
e il giovane flautista Andrea Vecchiato. Alla regia del suono, Alvise Vidolin.
Desidero ringraziare Alfredo Bianchini che mi ha dato la possibilità di ripensare
ai rapporti lontani e vicini di Vedova con la musica.
Mario Messinis