Vedova Tintoretto

Tintoretto è stato una mia identificazione. / Quello spazio appunto / una serie di accadimenti. Quella / regia a ritmi / sincopati e / cruenti, magmatici di energie / di fondi interni di passioni / di emotività commossa. / Di caverne d’ombra da / un / balenio di luce / di pozzi di luce e di ombra / le ombre dello sprofondamento / i luoghi precipiziali. / Una domanda... / della paura / Tintoretto precipita. / In estrema mobilità frenetica / insostenibile caduta di respiro / impennate traiettorie / fughe / dove? / Teatri di dialoghi divorati / oppressi da angeli di spada / da voci rintronanti i fondi / delle parole degli / arcani / Dio di vendetta.. Mosè / e Madonna dell’orto / di cadute precipiziali / corpi abissali perforazioni / di spazi. Quinte / sbandate / di un umano. Travolto / di quasi fine di poca / speranza singulti cosmici / squassano lo spazio – il / paesaggio / configura / territori di appuntamenti / estremi terrorizzanti. / Incubo / le sequenze divoranti di San / Rocco. Non hanno pace. / Lo spazio di oppressione / oppressivi. / Rotto da “altro” altro”. Da possibili / in bilico – smarrito. / Il Dio vero / protagonista / interni di quotidiano – / le natività sono letteralmente / violentate da / entrate cosmiche / graffi di zig zag – / inquieti / scrivono la nevrosi / tutto si riduce a scrittura / impazzita / transito in continuum / d’opposizione / nello spazio / notturno / fantasmi spazio / d’incubo – sopraffanno / il maestro Tintoretto / le nozioni della gravità – di / un giorno – / misure dell’universo / squinternate saltate / in aria e siamo già nella / fluttuazione. […]
Lo scritto di Emilio Vedova risalente al 1991, nel quale lo stesso artista registra le suggestioni del suo fortissimo legame con Jacopo Robusti, viene pubblicato per la prima volta nel volume edito da Marsilio in occasione della mostra Vedova Tintoretto, ospitata nelle sale della Scuola Grande di San Rocco. Accanto ai contributi storico-critici di Alfredo Bianchini, Stefano Cecchetto, Germano Celant, Fabrizio Gazzarri, Franco Posocco e Giovanni Carlo Federico Villa, un ricco apparato iconografico propone numerosi confronti tra le opere dei due maestri, alcuni dei quali presenti anche in mostra, svelando al lettore uno sguardo vedoviano intriso sin dai primi lavori di smisurata passione nei confronti delle imprese tintorettiane, siano esse i grandi teleri di San Rocco o dipinti concepiti per altri luoghi della città. Si percepiscono costanti lo studio della concezione spaziale di Tintoretto, l’ammirazione del suo segno forte, rapido e drammatico. Scrive nel suo saggio Germano Celant, curatore del libro insieme a Stefano Cecchetto: «La trasmissione del gesto cromatico da Tintoretto a Vedova si concretizza attraverso elementi comuni quali la passione e il furore, la relazione con la città, Venezia, lo spirito maledetto, il vedere in avanti, la densità interiore, la spinta ad aprire la pittura al volume e la singolarità di una solitudine che “moltiplica le forze mentali e le spinge al parossismo”».

Vedova Tintoretto
A cura di
Germano Celant con Stefano Cecchetto

Pubblicato da Marsilio, Venezia
2013

Lingua: Italiano
Formato: 23,5 x 28 cm
Pagine: 184
Prezzo: 40 euro